1000 passi a.s.d.
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Il progetto Yoga in Trekk

Un giorno, lungo il "sentiero dei 1000 passi", ho incontrato un'insegnante di Yoga curiosa ed entusiasta che mi ha chiesto notizie sulle attività che svolgevo in montagna. Io le ho proposto di accompagnarla lassù con qualche allievo a fare le sue pratiche.
Nessuno poteva prevedere che sarebbe stato un simile successo e che gli anni seguenti sempre più persone avrebbero preso parte agli "Yoga in trekk", i seminari residenziali di Yoga che si svolgono nei rifugi delle Dolomiti sia durante l'estate che durante l'inverno.
Gli obiettivi che ci poniamo e l'etica che ci guida sono i caratteri distintivi delle esperienze che proponiamo assieme alle scuole di Yoga o a.s.d. che aderiscono al progetto.
  • Primo obiettivo: trovare il vero significato della parola "assieme" in un contesto di isolamento e di distanza dalle consuetudini quotidiane.
Spesso si associano alla montagna immagini bucoliche come pascoli oppure boschi verdeggianti, acqua sorgiva, armenti ed animali selvatici.
Tutto ciò è reale, ma non bisogna dimenticare altri elementi che la caratterizzano, come il suo isolamento, determinato soprattutto dalla prevalenza della Natura rispetto all'attività speculativa dell'uomo. Questo stesso isolamento causa una componente di fatica nello svolgere qualsiasi attività da parte di chi abita o frequenta questi posti,
oppure di chi in questi posti si deve spostare: percorrere a piedi un sentiero non è la stessa cosa di muoversi con i mezzi di trasporto, non lo è in termini di fatica e non lo è nemmeno in quelli di inquinamento o di impatto sull'ecosistema.
  • Secondo obiettivo: aiutare le attività legate al territorio ed all'escursionismo, attraverso la nostra presenza e l'indotto economico ed umano che essa alimenta.   
Sarebbe molto più facile, anche per noi che organizziamo, prenotare un qualsiasi albergo in una cittadina dolomitica, parcheggiare l'auto proprio lì sotto, fare ciò che si vuole (senza orari, nè regole), abbuffarsi delle ottime specialità gastronomiche, poi pagare il conto ed andasene.
Non neghiamo che anche questo possa essere molto bello, ma non è ciò che proponiamo.
Stare in rifugio è completamente diverso: innanzitutto perchè, come già detto, spesso arrivarci è faticoso, poi perchè bisogna osservare delle regole precise dettate dal rispetto per i luoghi, per chi ne ha cura e per coloro con i quali li condividiamo.
  • Terzo obiettivo: mantenere il rispetto per ogni cosa animata o inanimata (è solo un modo di dire: non esiste niente senza l'anima) ci stia attorno. 
Lo so, questo vale sempre e non solo durante gli "yoga in trekk", ma spesso, e soprattutto quando attendiamo alle nostre faccende quotidiane, è facile dimenticarsene.
"Camminiamo come persone libere e
sentiamo i nostri passi farsi più leggeri,
godiamo di ogni passo che facciamo,
ogni passo ci nutre e ci guarisce.
Camminando, lasciamo l'impronta della nostra gratitudine"
(Thich nhat Hanh)
  • Quarto obiettivo: Lasciare a casa tante cose ed accontentarsi "solo" dell'essenziale.
Chiariamoci: non stiamo parlando di un corso di sopravvivenza. Durante il trekking non sentiremo la mancanza di nulla, anzi troveremo tante cose preziosissime che porteremo per sempre con noi.
Avere uno zaino sulle spalle e sentirne il peso è d'aiuto per capire qual'è il superfluo e per valorizzare l'essenziale ed è una giusta metafora per noi che non parliamo solo di cose materiali.
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